Sull’essere imperfetti

Detto con parole mie

È stata una bella sorpresa essere contattata dal programma LIVESOCIAL, in programma su Radio VeronicaONE per un’intervista sui temi che mi appassionano. 

Naturalmente accetto ed è così che il giorno stabilito mi reco nel quartiere Borgo San Paolo di Torino in un bello studio di registrazione dove sento bella energia e accoglienza. Soddisfazione e felicità di parlare di Comunicazione nonviolenta. E un po’ di agitazione perché non so bene cosa dirò. 

Tornata a casa, ricevo via email la registrazione dell’intervista e mentre la guardo, sono travolta da cascate di autocritiche. Vedo: parole di troppo, non chiare, gesti che non mi piacciono, quel mio guardare non si capisce dove, quel tempo in più per trovare le parole, quelle piccole incertezze, insicurezze, quei piccoli imbarazzi … e mentre le immagini scorrono, la mia parte critica ed insicura è al lavoro con massima efficienza

Mi inizia a dire quanto sono più brave di me tutte quelle persone che rilasciano interviste con la stessa facilità con cui bevono un bicchiere d’acqua e sono così fluide, a loro agio, a fuoco!! 

E mentre casco nella trappola del paragonarmi, gli auto-giudizi ballano, conquistano spazio e mi sento con le spalle al muro.  

Le parti critiche hanno interiorizzato le aspettative del mondo che ci circonda e cercano di proteggere le nostre parti vulnerabili, tramite l’autocritica.
L. Holmes, T. Holmes in Il gioco delle parti- Guida illustrata al tuo mondo interiore

E a questo punto, lo confesso, la prima tentazione è quella semplicemente di non far vedere a nessuno questa intervista. Ma in fondo perché dovrei mostrarmi in una situazione in cui non tutto è riuscito come avrei voluto? E poi chi mi credo di essere a rilasciare interviste?! Se non mostro nulla, sicuramente non riceverò nessuna critica….. E questa opzione sicuramente mi tranquillizza.

E insieme mi lascia addosso una buona dose di frustrazione e scontento. 

Bloccata sul da farsi, superando la paura del giudizio almeno nel porto sicuro della famiglia, mostro l’intervista in casa e con sorpresa ricevo rimandi meno disastrosi di quanto mi sarei aspettata. E ricevo anche in regalo suggerimenti molto concreti per cose che potrei fare la prossima volta per aumentare la chiarezza ed aiutare chi ascolta a farsi un’idea più concreta dei benefici della Comunicazione nonviolenta. 

Nel frattempo, rivedendo l’intervista una seconda volta, riesco a vedere non solo le cose che avrei voluto dire in un altro modo ma anche alcune cose che mi vanno bene ….. tra me e i miei giudizi lo spazio si fa più ampio, c’è più aria per respirare e torno più presente a me stessa per ascoltare la mia parte critica senza che questo mi destabilizzi completamente. E ascoltandola, percepisco come sia molto attiva perché avrebbe avuto voglia che le mie parole fossero più chiare, che aiutassero anche chi non conosce nulla della Comunicazione nonviolenta ad incuriosirsene, magari facendo qualche esempio pratico che valgono sempre più di mille parole. Eh sì, questa mia parte critica avrebbe proprio voluto riuscire a trovare le parole migliori per raccontare al meglio cos’è la Comunicazione nonviolenta. E alcuni suoi bisogni di chiarezza, efficacia non sono stati completamente soddisfatti. Per questo fa tutto questo rumore! 

Certo, a proposito di chiarezza, mi dico che se mi fossi portata dietro i libri di Marshall B. Rosenberg avrei almeno potuto leggere le sue parole…. E lui si che sa parlare chiaro!  Per esempio quando verso la fine del libro Le parole sono finestre [oppure muri] scrive:

“Abbiamo visto come la Comunicazione nonviolenta contribuisca a migliorare le nostre relazioni con gli amici, con la famiglia, sul lavoro e nell’arena politica. Tuttavia, la sua applicazione più importante potrebbe riguardare proprio il modo in cui trattiamo noi stessi. Quando siamo violenti verso noi stessi, è difficile che possiamo offrire genuinamente empatia agli altri” 
Marshall B.Rosenberg

Ah, ah! Attenzione! Incredibile ma vero, eccomi di nuovo sul crinale pericoloso del paragone e del “sicuramente c’è chi sa dirlo meglio di me”! 

E allora va bene, meglio non rischiare ancora di cadere in qualche trappola pericolosa. Alla fine, mi sa che è più sicuro accogliere la vulnerabilità che la mia parte critica sta cercando di proteggere, e pubblicare questa intervista. Ho in mente quando Brené Brown in un Ted dal titolo Il potere della vulnerabilità parla del “coraggio di essere imperfetti”. 

Ecco allora: questo è quanto ho detto, con parole mie, e come ho risposto alle domande in quella mattina di metà dicembre del 2021. Ci sono cose che mi piacciono e altre cose che mi piacciono meno e che voglio vedere come punti da migliorare per le prossime volte.

Facile no? 

Se vuoi approfondire la conoscenza della CNV, nella pagina dedicata trovi delle informazioni utili per orientarti.

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