Riflessioni a cuore aperto per introdurre il video che racconta di un progetto realizzato con docenti e alunni/e
Ci sono moltissime cose che non so. Ma quello che so con sempre maggior chiarezza è che la mancanza di dialogo crea enorme sofferenza. Porta immobilità. Soffoca la vitalità. E vedo come nei contesti in cui vengono agiti metodi autoritari, che sia in famiglia o nelle scuole o nei luoghi di lavoro, non può esserci dialogo perché c’è paura e tutta l’energia va nel cercare di evitare punizioni e azioni/parole che potrebbero portare ad inimicarsi chi detiene maggior potere. In questi sistemi in cui il potere viene esercitato “dall’alto” si preferisce certo chi esegue con disciplina gli ordini, l’uniformità piuttosto che l’unicità e tutto ciò che si teme potrebbe mettere in discussione l’ordine costituito. I costi di tutto questo, a livello sia individuale sia sociale, sono altissimi in termini di mancanza di partecipazione, di mancanza di fiducia in se stessi/e e negli altri e in rabbie che crescono e che prima o dopo è probabile che esplodano con violenza contro se stessi/ e o contro gli altri.
Nel lasciar scorrere e fiorire dialoghi tra le diverse parti io vedo forza, visione e lungimiranza. Permettere e non ostacolare il dialogo è anche un’azione di responsabilità tanto più se si ricopre un ruolo di educatore/trice. Significa offrire l’opportunità di sapere che sono possibili modalità per relazionarci tra di noi differenti da quelle purtroppo spesso dominanti in cui chi ha la voce più forte e più mezzi silenzia gli altri. Relazioni violente che spesso vengono presentate come inevitabili e connaturate al nostro vivere insieme.
Cos’è la scuola se non il luogo d’elezione dove poter sperimentare spazi di dialogo e di possibilità, per esercitare e sviluppare la capacità di portare la propria voce e insieme di ascoltare quella degli altri, sperimentando possibilità di incidere sulla realtà? Cos’è il tempo scolastico se non un tempo di formazione prezioso in cui accanto ai contenuti specifici di ogni disciplina, si possa sperimentare che la voce di ciascuno/a vale a prescindere dai ruoli che si ricoprono e nel rispetto reciproco?
L’aula amorevole è quella in cui agli studenti viene insegnato, sia dalla presenza dell’insegnante sia dal suo impegno, che lo scambio critico è possibile senza sminuire lo spirito di nessuno, che il conflitto può essere risolto in modo costruttivo, anche se non si tratta necessariamente di un processo semplice.
Bell Hooks in Insegnare Comunità
Questo è quello per cui abbiamo lavorato Angela Attianese ed io, con le nostre competenze di facilitartici della comunicazione e con la risorsa della Comunicazione Nonviolenta, al Liceo Classico e Scientifico Statale “Pellico- Peano” di Cuneo insieme a docenti e studenti per creare cerchi di dialogo tra loro, tra noi.
Una sperimentazione in piccolo che c’incoraggia a continuare per allargare i cerchi e ampliare le possibilità di dialogo.
Qui un video che testimonia quanto abbiamo vissuto: