Scegliamo dove indirizzare le nostre energie
Spesso, nel mezzo del mio tran tran quotidiano, mi viene in mente il titolo di un libro di Marshall B. Rosenberg, ideatore della Comunicazione Nonviolenta:
“Preferisci avere ragione o essere felice? “
Ci penso soprattutto quando sto vivendo qualche situazione di disaccordo e sono carica di scontento e rabbia. E, se non sono già completamente annebbiata e risucchiata dalla spirale del conflitto, rivolgermi questa domanda mi fa vedere rapidamente le cose in modo diverso e il mio respiro si fa più ampio.
Mettersi in ascolto dell’intenzione con cui entro in relazione con le altre persone: voglio avere ragione o cerco di entrare in connessione?
Nella mia esperienza, quando scelgo di cercare in tutti i modi di avere ragione, mi rendo conto che le mie energie sono tutte prese nel cercare di imporre la mia idea e nel dare torto agli altri o anche solo nel pensarlo. E sento di avere dentro di me solo porte chiuse da offrire e l’unica mia speranza è che gli altri si rendano conto che sbagliano e riconoscano che ho ragione io. E che rabbia! Perché questo tendenzialmente non succede mai e nessuno vuole riconoscere che è l’altro ad aver ragione, salvo vedersi poi costretto a “gettare le armi”, ad “arrendersi”, a “chinare la testa”, a “piegarsi” quando si percepisce ormai “messo con le spalle al muro” alla fine di quella che sembra quasi una guerra. E anche quando sul campo, la battaglia sembra finita e le armi tacciono, in realtà è solo una sospensione prima che si aprano nuovi fronti, necessari per mantenere le posizioni conquistate da una parte e dall’altra per cercare di riemergere e “farla pagare” all’altro.
Quando ho l’intenzione di stabilire una connessione con l’Altro è più facile che io sia felice!
Davanti a questo scenario che prevede ci sia qualcuno che vince e qualcuno che perde, le mie speranze soffocano e sfioriscono in un senso di tristezza, desolazione e impotenza.
Quando ho invece l’intenzione di trovare un modo per essere il più felice possibile, sento le porte aprirsi un po’. E se voglio essere felice non a scapito di altre persone ma insieme a loro, allora sento che le mie energie sono tutte dirette nel tentare di stabilire una connessione con gli altri perché so che solo così potremmo poi cercare tutti insieme di capire come muoverci, in che direzione andare e in che modo. E a questo punto è più facile che i dubbi e le diverse posizioni appaiano come parte della complessità e ricchezza da cui partire per trovare strategie condivise, nella fiducia che sia possibile un altro modo, meno bellicoso, di confrontarsi da cui possiamo uscire tutti arricchiti. Siccome in questo secondo scenario, ho spesso la sensazione che le cose fluiscano meglio e che le persone stiano meglio, voglio incominciare a portare la mia attenzione e invitare chi mi legge a farlo, sul tipo di intenzioni che ho quando mi confronto con altre persone:
La mia intenzione è di avere ragione o di essere felice?
Dove scelgo di impiegare le mie energie?
Nel gioco che impariamo a fare fin da bambini del “chi ha ragione e chi ha torto” o nel cercare di incontrare l’Altro?